Progetti e realtà

Adesso arrivano i soldi dell’Europa (beh, non proprio adesso) e si vedrà di cosa saranno capaci i menager l’Azienda italia. Il Presidente del consiglio che con la proclamazione e reiterazione dello stato di emergenza ha indossato i panni del comandante in zona di operazioni, riducendo a scarse citazioni, durante le periodiche conferenze stampa, l’esistenza delle Istituzioni costituzionalmente delegate a convalidare o respingere l’esistenza stessa del governo, nonché i provvedimenti da esso emanati, ha dettato le limitazioni ai diritti costituzionali con provvedimenti amministrativi, sottratti a qualunque controllo politico e di legittimità. Nel “decreto rilancio” sono inseriti molti articoli che fanno strame delle garanzie di uguaglianza nelle assunzioni di pubblici dipendenti praticamente di ogni ramo dell’amministrazione e contemporaneamente, nei contratti fatti firmare agli assunti a tempo determinato, compaiono motivazioni di licenziamento assai lontane delle prescrizioni che tutelano i lavoratori dipendenti. Nel “decreto semplificazioni” si favoleggia di dare il via alla realizzazione di tutta una serie di operazioni speculative che da anni vedono pesanti riserve espresse da specialisti dei vari settori e una vasta mobilitazione popolare. Reazioni popolari: nessuna.
Trieste e la regione FVG non vogliono rimanere indietro rispetto al governo nazionale e fioriscono le proposte più varie e impensabili, comunque allineate, nei tempi e nei luoghi proposti, al sacro comandamento “No se pol”
Il tram di Opcina continua ad essere rigorosamente fermo, ma si progetta l’ovovia per Monte Grisa, il turismo, che secondo il supersindaco Dipiazza è l’unico vero motore del benessere cittadino, oltre a soffrire per la pandemia in corso, vede il centro storico assediato dalla liberalizzazione dei tavolini dei locali, che peraltro si pongono come unico, solido argine alle evoluzioni di biciclette e monopattini, sia a batteria che a sudore. Che poi al di fuori dello stretto centro storico le piccole attività commerciali e artigiane, fonte di lavoro per tante famiglie, spariscano a grappoli, non sembra interessare i prodi amministratori. Intanto Porto Vecchio, indicata come una miniera d’oro per lo sviluppo della città, vede succedere ai presunti progetti di: approdo di grandi yacht con relative residenze di lusso nei magazzini ristrutturati; di spazio museale a soggetti plurimi, di sede alternativa dell’imprescindibile museo del mare-acquario, di sede della nuova piscina termale; le dichiarazioni d’intenti del presidente Fedriga che prepara il trasferimento di 1.500 dipendenti regionali dai palazzi nel centro città in qualcuno dei magazzini ex-Greensisam. Se poi il centro città si svuota, di lavoratori pubblici e di lavoratori dei servizi innescati dalla presenza degli uffici pubblici e dei loro frequentatori, tanto meglio per gli speculatori immobiliari, pronti a gettarsi sugli immobili di pregio abbandonati. In questo settore un minimo di reazione esiste. C’é chi si sta muovendo per creare un tessuto di relazioni civiche nei rioni a cominciare da quelli più popolari e ottiene anche risultati, mentre è forte e vittoriosa la mobilitazione dei lavoratori portuali in difesa dei dirigenti dell’autorità portuale e dei progetti di ampliamento dell’attività del porto presente e futuro.
Occasioni ed esempi di reazione all’insipienza degli amministratori ci sono. Rimane una sola domanda: quando smetteremo tutti di farci prendere per i fondelli?

Paolo Iacchia