È rapidamente scomparsa dalle cronache di giornali e tv locali l’inchiesta della Procura di Gorizia denominata “Grande Tagliamento”, altrimenti detta “l’Appaltopoli del Nord-est”.
Eppure si tratta di una notizia economica – giudiziaria di eccezionale rilevanza, con risvolti politici di non poco conto. Se le tesi di accusa, infatti, dovessero trovare conferma, ci troveremmo di fronte ad un sistema di corruzione enorme, che coinvolgerebbe circa 200 aziende (tra le quali presunte aziende modello dell’imprenditoria del triveneto), funzionari pubblici, stazioni appaltanti pubbliche di grande importanza strategica (Autovie Venete, Autostrade per l’Italia, Aeroporto Fvg, e tante altre), per un valore degli appalti di oltre un miliardo di euro.
Sempre in tesi di accusa, le aziende coinvolte si sarebbero accordate per spartirsi importanti appalti pubblici (in particolare spicca l’appalto per la terza corsia autostradale Venezia – Trieste), violando anche le norme sul subappalto e, approfittando di controlli insufficienti, eseguendo le opere con materiali di risulta fuori capitolato o addirittura smaltendo illegalmente rifiuti. Il chè solleva pesanti dubbi in materia di sicurezza e rispetto dell’ambiente. Singolari analogie rimandano con il pensiero alla tragedia del ponte Morandi, ove è ben difficile escludere la responsabilità dell’impresa privata che gestisce la rete autostradale.
Ovviamente esiste un principio di presunzione di innocenza, che intendiamo rispettare. Certo che qualche dubbio dovrà pur sorgere quando i rappresentanti delle imprese del nord est pontificano (tra gli applausi dell’intera classe politica regionale, dal PD al centro-destra) sulla necessità di avere più flessibilità, pagare meno tasse, meno salari ecc. Dubbi rafforzati anche dal preoccupante aumento statistico di infortuni sul lavoro, anche mortali, che si registrano nella nostra regione.
Da comunisti non ci sorprende che in un sistema capitalista, dominato dalla logica del profitto, sicurezza, ambiente e beni pubblici possano essere calpestati e depredati. Quello che colpisce è il silenzio quasi omertoso che ha avvolto la vicenda, l’assenza di voci critiche. Tutto ciò per noi non fa che confermare la necessità di una svolta reale che rovesci la logica del predominio del mercato e riaffermi la preminenza del pubblico interesse rispetto a proprietà e libertà di impresa. Preminenza che è scritta nella Costituzione.
Ottavio Romano Segretario regionale PCI FVG