Passato e presente

Lunedì 13 è passato con tensioni ma senza episodi critici. I due presidenti hanno riproposto il gesto che a suo tempo segnò l’incontro tra Mitterand e Kohl a Verdun, con il significato di chiudere ogni contenzioso bellico tra Francia e Germania, riproponendolo per italia e Slovenia, anche se la parte peggiore di Trieste non ha voluto abbandonare il coacervo di menzogne e rivendicazioni basate su falsificazioni della storia, che la contraddistingue da più di un secolo. Si torna adesso ad affrontare i problemi dell’oggi, del che fare di quello che dovrebbe essere, ma lo è sempre meno, il patrimonio di tutti i cittadini. La salute, che è messa in pericolo non tanto dalla pandemia in corso, quanto dai tagli e dalle incapacità (vedi i lavori a Cattinara, compreso l’abbattimento della pineta contigua) delle amministrazioni (cioè delle forze politiche), che si sono succedute da più di vent’anni. La strage della pandemia Covid, di persone anziane ricoverate in strutture sia pubbliche che convenzionate, rappresenta la distanza tra il diritto alla salute dei cittadini e l’incapacità degli amministratori. Mancano anche i medici di base, colonna portante della prevenzione e della cura, che dati i ritardi nei bandi di assunzione dei sostituti e l’età media molto alta dei titolari, fanno già prevedere vuoti enormi nei prossimi anni. L’istruzione, per i bambini, gli adolescenti e gli universitari, che hanno perso, sostanzialmente, un anno della loro formazione. Le ricadute si vedranno nei prossimi anni. Le disposizioni che vengono proposte, doppi turni, alternanza di lezioni in aula e a distanza, riduzione del numero di studenti per classe, la permanente chiusura dell’Università, dimostrano l’assoluta ignoranza dei responsabili politici, e forse anche di quelli amministrativi, su come siano organizzati i trasporti per i sempre più numerosi pendolari, la quantità di personale ausiliario necessario a tenere completamente aperti gli edifici per tutto il giorno, per citare solo alcuni dei problemi esistenti. Il lavoro, che vede un fiorire di cantieri per sfruttare i regali fiscali adottati dal governo nazionale, mentre continuano chiusure di aziende e licenziamenti di lavoratrici e lavoratori, praticamente in tutti i settori produttivi. Si punta tutto o quasi sul turismo (dichiarazioni di Dipiazza) e non si riesce a far ripartire il tram di Opicina, tanto per dirne una, mentre si favoleggia di teleferiche per il Carso. Continuano gli equivoci sulle aree di Porto Vecchio, dove ora, oltre alla piscina terapeutica, dovrebbero trovare collocazione uffici regionali. Solo un quesito: in quanti anni? Si chiudono prosciuttifici e ferriere, così come le piccole attività commerciali e artigianali che davano lavoro a decine di famiglie, oggi finite nel precariato più indifeso. Il Porto con la gestione D’Agostino migliora ogni giorno la sua attività, ma da solo non basta ad assorbire le chiusure di tante attività. Risultato è la riduzione della popolazione e soprattutto la fuga dei giovani, sia diplomati che laureati, verso destinazioni che siano in grado di fornirgli reddito e soddisfazioni professionali. La giustizia, che vede mancanze di personale dal 40 a quasi il 70% a seconda dei ruoli, a Trieste e nel resto della Regione, con un rischio reale, come denunciato all’inaugurazione dell’anno giudiziario, di blocco dell’attività giudiziaria, sia nei processi che nelle indagini sui vari fenomeni delittuosi che mettono a rischio la sicurezza  dei singoli e la civile convivenza per tutti.

I militanti del PCI-KPI sono pienamente coscienti del peso di questi e degli altri problemi che affliggono la realtà di Trieste, e sono impegnati a costruire proposte e occasioni di dibattito per ricostruire lo schieramento politico necessario a fermare la decadenza della città.

Paolo Iacchia