Una grande folla, confluita a Trieste da tutta la Regione, ha sfilato per le vie cittadine contro il razzismo e per una società più umana.
C’erano tutti. Dai boy scout cattolici alle associazioni islamiche di Udine e Monfalcone, dagli Sloveni e le loro organizzazioni, dalle associazioni giovanili ai sindacati ed ai partiti. C’erano esponenti di Rifondazione e del PCI, frammisti alla gente, e poi anche un gruppo di dirigenti e militanti del PD, in coda al corteo.
Una manifestazione variopinta, plurale ed anche molto giovane, un po’ come quella del 3 novembre scorso contro il fascismo, ma in forma un po’ ridotta.
Le parole d’ordine erano generiche ed esprimevano in primo luogo la volontà dei cittadini di non accettare lo stato di cose presente, ma di volerlo modificare. Senza avere una visione unitaria sul come.
Ognuno si sarà fatto le proprie analisi individuando le cause della degenerazione sociale e culturale cui stiamo assistendo in Italia e negli altri paesi europei, ma mancava un minimo denominatore comune che non fosse solo di denuncia. Ed anche questa – si può dire – andava in varie direzioni ed a volte si fermava davanti alla necessità di affondare il coltello nella piaga. Basti pensare alla presenza “dem” dai quali non si è sentito un cenno di (auto)critica per l’azione del ministro Minniti e dei governi Renzi e Gentiloni che hanno prodotto gli accordi con le milizie libiche che riducono in schiavitù e tengono in condizioni disumane i profughi provenienti dall’Africa subsahariana pur di trattenerli ed impedirgli di raggiungere le coste europee. Non basta condannare la propaganda e la crudeltà di chi governa oggi se non si è in grado di pentirsi per quello che è stato fatto prima!
Va comunque sottolineato che questa manifestazione, come quella antifascista di novembre ed in parte anche quella per la salvezza dell’ambiente in risposta all’appello della ragazza svedese Greta, testimoniano la volontà dei cittadini, giovani, donne, lavoratori, di protestare e lottare.
E’ forte e reiterato il desiderio di riprendere la parola che gli è stata tolta dai talk show televisivi o dalle piattaforme informatiche di finta “democrazia liquida”. Un bisogno che necessita di una sintesi razionale ed operativa. Altrimenti si rimane ai buoni sentimenti.
Del resto ci ha pensato il presidente regionale leghista Fedriga con la sua reazione stizzita a dimostrare che la manifestazione ha comunque colpito l’obbiettivo.
Ora si tratta, anche per noi comunisti, di fare dei passi avanti. Discutere, chiarire, analizzare e fare delle proposte concrete di cambiamento delle politiche italiane ed europee uscendo dalla falsa rappresentazione di “scontro tra europeisti e sovranisti” utile solo per la campagna elettorale per l’elezione del parlamento UE.
Un’interlocuzione necessaria quanto difficile per le differenze di ispirazione ideale e generazionali. Ma indispensabile se vogliamo tutti un vero cambiamento reale.
Stojan Spetič