CHE FARE

Alla data dell’8 ottobre 2020, risultano 427 lavoratori morti sui luoghi di lavoro, esclusi quelli morti per effetto del virus, nonostante la riduzione di attività provocata dalla pandemia del Covid-19. Nell’operazione demagogica di ritiro dei “decreti sicurezza” di Salvini, è risultato rapidamente che tra le disposizioni cancellate, non ci sono quelle che criminalizzano le azioni di lotta dei lavoratori, sempre più spesso sottoposti a comportamenti padronali che vanno dal mancato pagamento dello stipendio, al licenziamento o al pestaggio di chi si ribella alle estorsioni dei caporali, di chi protesta per il rifiuto di applicare o rinnovare il contratto collettivo di lavoro, di chi vuole che siano applicate le normative antinfortunio, di chi si ribella alle molestie sessuali. Il quadro dei rapporti tra padroni e lavoratori, tra organizzazioni dei lavoratori e Istituzioni apparentemente derivanti dal dettato della Costituzione repubblicana nata dalla Resistenza, si fa sempre più cupo. Di fatto, l’epidemia virale che ha colpito praticamente tutti gli Stati del mondo, non ha fatto altro che mettere in evidenza il complesso dei danni provocati dall’applicazione sempre più diffusa degli strumenti di sfruttamento e di speculazione tipici della logica capitalista. In Italia, carente applicazione delle leggi, ritardi nello svolgimento di indagini e processi per mancanza di personale nei tribunali;  Istruzione pubblica trascurata, con gli insegnanti sempre meno considerati, sia come lavoratori, sia come parte fondamentale degli strumenti di crescita dei giovani e del Paese; Sanità pubblica ridotta a ritardare esami e interventi anche per patologie gravi, in seguito all’esplosione della pandemia che ha messo apertamente a nudo le carenze di strutture e di personale sanitario, conseguenti ai tagli di bilancio effettuati da anni. Per dare un segno di ottimismo, il sindaco di Trieste si affida agli alberi e alle lucette natalizie.

È tempo di impegnarsi per creare uno schieramento ampio, che lavori per ripristinare le condizioni  di vita previste nella Costituzione a garanzia del diritto di tutti, cittadine e cittadini, italiani e non italiani, ad avere condizioni di vita dignitose.

È tempo di iniziare a costruire un’unità delle forze progressiste anticapitaliste, che progetti e sia capace di applicare i necessari cambiamenti nei rapporti sociali e nelle sedi istituzionali.

È tempo di incontrarsi per costruire un programma e delle candidature che riportino i diritti e le necessità dei cittadine e cittadine, al centro delle discussioni politiche; e con il successo elettorale ricostruire un corretto rapporto tra Istituzioni e cittadini.

Il Segretario della Federazione del PCI di Trieste

Paolo Iacchia