Come ti erudisco il pupo

A vecchie vicende, già documentate da diversi studiosi, che hanno usato copiose notizie da fonti indiscutibili, non varrebbe la pena di dare risalto. Senonché il clima di sguaiato falsificazionismo, che sta pervadendo la società capitalistica in grave crisi, quindi interessatissima ad accreditare qualsiasi tesi le permetta di distogliere l’attenzione delle persone, dai risultati reali del suo stile di comando, porta a far risorgere le più varie e decrepite “verità ipotetiche”, miscelando il falso con il contraddittorio.

Sul Fatto di lunedì 11 maggio, compare un significativo esempio, con la riproposizione della partecipazione del compagno Vittorio Vidali all’omicidio di Trotsky, aggiungendoci anche, come l’IVA nelle fatture, l’assassinio di Tina Modotti, Il tutto tratto dalle polemiche di Carlo Tresca per anni ferocemente avverso a Vidali e allo stalinismo.

La conclusione è affidata a citazioni dello storico triestino Karlsen, alle quali viene dato l’oneroso compito di smentire qualunque partecipazione di Vidali ai delitti imputatigli, in base a fonti documentarie indiscutibili ma, in un occhiello e nelle righe finali dell’articolo le stesse fonti vengono usate per smentire la smentita: “Afferma Karlsen che “si tratta di dicerie destinate incredibilmente a sopravvivere fino ad oggi… è disponibile da un quindicennio il resoconto del vice capo della Sezione paesi esteri dell’Nkvd Pavel Sudoplatov. Il suo è un racconto affidabile e assai circostanziato nel quale il nome di VIdali risulta completamente assente”

“Ciò non significa, aggiunge lo storico, estraniare Vidali “dalla complessa trama volta all’eliminazione di Trotsky, decisa da Stalin e portata a termine con sofisticata tenacia”.

Per collegarsi all’oggi, un simile triplo salto mortale con avvitamento (a destra), si ritrova nell’esagitata attribuzione della diffusione del Covid e delle sue conseguenze letali, non alle pesanti pressioni del padronato per mantenere impunito e attivo il sistema produttivo tossico che ha creato l’ambiente adatto allo sviluppo dell’agente infettivo, ma al comportamento indisciplinato dei cittadini.

Paolo Iacchia