
Un ampio dibattito si è svolto dopo l’intervento dal compagno Francesco Maringiò, in occasione della Festa del tesseramento della Federazione di Trieste del Partito Comunista Italiano, che si è tenuta venerdì 5 aprile nei locali della Casa del Popolo “Palmiro Togliatti” di Borgo San Sergio.
Diverse copie del libro “La CIna della Nuova Era – Viaggio nel 19° Congresso del Partito Comunista Cinese” sono state acquistate dai partecipanti all’iniziativa.
L’esposizione fatta dal compagno Maringiò delle motivazioni che hanno portato alla composizione ed alla stampa del volume e sul suo contenuto, si è intrecciata con le informazioni sul percorso svolto dai comunisti cinesi, sancito dai risultati del loro 19° congresso, per costruire il “socialismo dalle caratteristiche cinesi”, di cui è parte fondamentale il progetto della “Nuova via della Seta”, che coinvolge sia l’Italia, sia specificamente Trieste e il suo porto.
Con una puntuale descrizione delle origini del PCC, con 70 iscritti nel 1921, attraverso la guerra civile, la Lunga Marcia, la fondazione della Repubblica popolare cinese nel 1949, il fallimento del Grande Balzo in Avanti, la riflessione sul periodo maoista, le riforme iniziate da Deng Xsiaoping, fino alle attuali prospettive identificate con la sparizione della povertà entro il 2021 e la creazione di una “nazione moderatamente prospera” entro il 2049, il compagno Maringiò ha centrato il suo intervento sulla messa in evidenza di tre punti principali dell’attuale politica cinese. Il primo deriva dalla riflessione sulla conclusione dell’esperienza sovietica: non funziona il trasferimento meccanico di un modello socialista in qualsiasi paese, per cui nelle relazioni con tutte le nazioni deve essere applicato il metodo delle relazioni pacifiche e di parità di trattamento tra partner commerciali, senza ingerenze nelle dinamiche interne; il secondo comprende lo studio delle politiche produttive dei vari Paesi da collegare tra loro con reciproco vantaggio, rifiutando la logica del massimo profitto tipico della attuale speculazione finanziaria; il terzo riguarda il metodo di discussione e di decisione sui problemi politici e sociali che sorgono nel corso del tempo: capacità di individuare i problemi reali, capacità di creare e valutare le soluzioni ai singoli problemi anche partendo da sperimentazioni di ridotta entità, da trasporre poi su ambiti sempre più ampi, coinvolgendo le popolazioni nell’elaborazione delle soluzioni stesse, con la partecipazione e l’assunzione di responsabilità delle strutture e dei dirigenti del Partito comunista.
Una descrizione ben diversa dalle semplificazioni sprezzanti o terroristiche della rete informativa e politica del cosiddetto Occidente, che vediamo attuate anche a Trieste proprio in queste settimane con i manifesti sul pericolo giallo firmati Giulio (Camber).
Negli interventi succedutisi nel dibattito, sono state illustrate, anche con specifiche richieste di approfondimento, le diverse posizioni delle compagne e dei compagni, sia di ottimismo e speranza di miglioramento della situazione economica e sociale di Trieste e del circondario a seguito dell’attivazione degli accordi legati alla Via della Seta, sia di perplessità sulla realizzazione del progetto e sulla capacità complessiva delle forze politiche del governo attuale e precedente di salvaguardare gli interessi di tutti i cittadini di Trieste e del resto d’Italia, uscendo dal pantano di interessi e corruzione che ha portato la città ad una situazione di lenta ma continua perdita di posti di lavoro, di servizi, di occasioni di soddisfazione professionale per tutti i giovani, con particolare degrado delle prospettive per chi si è impegnato in studi universitari e specialistici.
A conclusione del dibattito il segretario della Federazione, Paolo Iacchia, ha voluto ricordare che contro le spinte al degrado sociale ed economico provocato dalle forze reazionarie che hanno governato e governano la città e il Paese, l’unico strumento valido è rappresentato dal rafforzamento dei comunisti, che nella loro storia hanno mostrato più volte la capacità di individuare i problemi reali e la forza di creare le soluzioni da adottare, per il progresso sociale ed economico della Repubblica democratica nata dalla Resistenza.