Il valore delle lotte

Care compagne, cari compagni
la Corte Costituzionale ha emesso la sua sentenza, dichiarando inammissibili i ricorsi presentati da vari soggetti contro l’unificazione della tornata elettorale amministrativa con il referendum confermativo sulla legge che taglia il numero dei parlamentari eleggibili alla Camera e al Senato.
Le votazioni si svolgeranno nelle giornate del 20 e 21 settembre. Se prevarranno i Si al quesito referendario, si dovrà procedere anche al ridisegno delle circoscrizioni elettorali. Gli esempi francesi e soprattuto statunitensi, mostrano quanti trucchetti possono essere messi in campo per costruire circoscrizioni svantaggiose per alcune delle forze in campo.
Ma la confusione politico-amministrativa non viaggia da sola. La legge sottoposta a referendum confermativo evidenzia un ulteriore gradino discendente che sta portando il popolo italiano ad essere privato di qualunque valore civile, sociale, economico e politico della società in cui viviamo. Oggi si mette in discussione il valore della rappresentanza democratica espressa tramite il numero di elettori necessari ad eleggere un parlamentare, che porta con sé la possibilità o meno di veder rappresentata una quantità maggiore o minore di posizioni politico-sociali.
È un ulteriore passo, più volte proposto dagli esponenti delle forze reazionarie e conservatrici e più volte respinto dei cittadini, nel percorso che mira a distruggere il valore degli strumenti di progresso sociale inseriti nella Costituzione nata dalla Resistenza. Oggi si attacca il valore della rappresentanza, che, fin dai lavori dell’Assemblea Costituente, vide lo scontro tra i rappresentanti della conservazione, che puntavano ad un’assemblea parlamentare assai ridotta, e le forze progressiste che, con in testa Umberto Terracini, ritenevano che le tesi riduttrici “riflettano certi sentimenti di ostilità, non preconcetta, ma abilmente suscitata tra le masse popolari contro gli organi rappresentativi nel corso delle esperienze che non risalgono soltanto al fascismo, ma assai prima, quando lo scopo fondamentale delle forze antiprogressive era l’esautorazione degli organi rappresentativi”.
Il NO al quesito referendario può costituire un punto fermo da cui ripartire nelle lotte per riappropriarsi del valore sociale e politico di alcuni elementi di progresso attaccati e stravolti in questi anni.
A partire dal valore del lavoro, base del progresso sociale dei singoli e della società, che viene oggi dileggiato come situazione riservata agli stupidi che non sanno approfittare delle scappatoie e delle illegalità tramite le quali ci si arricchisce senza faticare. E che costa arrabbiature e delusioni per i bravi imprenditori che offrono impieghi che vengono rifiutati dai parassiti che vivono riccamente con i bonus: vedi le recenti dichiarazioni di vari imprenditori balneari; che ci sia qualcosa che non va nelle paghe e negli orari, difficilmente viene ammesso.
Continue sono poi le chiusure totali o le delocalizzazioni di attività anche importanti, che anche recentemente hanno ottenuto, come la FCA degli Agnelli-Elkann, miliardi di fondi statali, alla ricerca di chi accetta salari sempre più bassi e di tagli e benefici fiscali. Riduzioni dei salari e delle tasse, che si scaricano rapidamente nei tagli ai servizi che lo Stato dovrebbe fornire ai cittadini, facendo perdere il valore di altri elementi che compongono il tessuto delle relazioni tra cittadini.
Il primo che balza agli occhi è il valore della sanità pubblica, drammaticamente travolto dall’espandersi dell’epidemia Coronavirus. E proprio guardando a questo disastro si constata che alla base c’é la perdita di valore di servizio pubblico che ha disastrato una situazione in sé già grave. La regione più colpita, e dentro di essa l’ambito territoriale più devastato, corrispondono a comportamenti, anche esaltati da chi li ha messi in atto, che negano il valore universale del diritto alla salute, con la distruzione della rete pubblica dei presidi sanitari, a favore, anche, delle strutture private e dei comportamenti che hanno messo al primo posto il profitto dei padroni, negando perfino le disposizioni del governo nel campo dei provvedimenti di chiusura di attività dannose alla salute. Migliaia di morti e di malati gravi in cambio del mantenimento dei dividendi azionari e dei conti in banca, magari in paradisi fiscali.
Con una situazione così irrispettosa dei cittadini, non stupisce che ogni anno migliaia di giovani laureati e di lavoratori qualificati, professionisti e ricercatori in vari ambiti, lascino l’Italia per destinazioni estere in paesi dove la cultura e la capacità professionale sono molto più ricercate e ricompensate.
Nell’istruzione pubblica risiedeva lo strumento principale di progresso sociale per i figli dei lavoratori e per tutti i giovani che venivano preparati a diventare cittadini coscienti e criticamente partecipi dello sviluppo italiano. Ma le capacità culturali rappresentano un ostacolo allo sviluppo delle logiche del profitto a tutti i costi, che punta ad isolarsi dalla società ed a contrapporre lavoratore a lavoratore, creando, tramite l’ignoranza, lo stato d’animo disposto ad accogliere l’idea del più povero come nemico, anziché come compagno di lotta contro gli sfruttatori. Ecco così che il diritto allo studio è stato svuotato di contenuti e il valore dell’istruzione è sceso con continuità devastante, riducendo qualità e quantità delle conoscenze trasmesse, prestigio degli insegnanti con il combinato disposto di retribuzioni via via più basse e deciso incremento dei carichi burocratici. L’elenco degli ambiti sociali che la logica del profitto parassitario, in vigore da anni in Italia, ha reso privi del loro valore costituzionale non si esaurisce qui.
Ma è ora di prenderne coscienza tramite la partecipazione all’attività sociale e politica, riattivando le forze che con la lotta possono, devono, cambiare lo stato di degrado attuale.
Intanto votare a far votare il NO al referendum è un punto fermo.
Poi esiste lo strumento per comprendere la realtà che ci circonda e costruire proposte da confrontare con i cittadini, per trasformarle in atti istituzionali che rispettino la Costituzione e diano attuazione ai diritti in essa contenuti.
Questo strumento è il Partito Comunista Italiano. Iscrivetevi!