RISPOSTA AL PADRONE DELLA FERRIERA

Il padrone della ferriera ha detto la sua. Alle richieste di procedere alla trasformazione degli impianti ormai troppo vecchi e chiaramente impossibilitati a funzionare correttamente con la sola manutenzione, ha risposto con l’annuncio della chiusura di tutto il sito, con conseguente perdita del lavoro per tutti i lavoratori dello stabilimento, e per molti dell’indotto.

All’atteggiamento ricattatorio del padrone, la risposta delle istituzioni è balbettante. Sostanzialmente, come succede da anni, il problema della disoccupazione conseguente alla chiusura viene “risolto” rimandandolo alle possibilità derivanti dalla trasformazione delle attività previste nell’area.
Trasformazioni che, a parere di diversi intervenuti sull’argomento, riguarderà comunque una piccola parte dei licenziati, per di più con tempi di operatività stimati fino a dieci anni.
Aggiunta a tutte le altre situazioni di deindustrializzazione che si sono viste e si vedono nell’area triestina, la chiusura della ferriera segna la fine di una presenza industriale nel territorio, sempre più preda delle iniziative commerciali e turistiche, note per la situazione di precariato, di basse retribuzioni e di disprezzo per i diritti dei lavoratori che le caratterizzano.
La federazione di Trieste del Partito Comunista Italiano è impegnata a partecipare, con le formazioni sindacali, politiche e sociali coscienti del problema, alle iniziative volte a difendere i diritti dei lavoratori e dei cittadini, per costringere le Istituzioni e il padronato ad attuare impegni economici e legislativi, mirati a sviluppare iniziative industriali capaci di dare lavoro qualificato che riporti dignità e benessere duraturo nella realtà lavorativa triestina.

La Segreteria della Federazione del PCI-KPI di Trieste