Con lo smantellamento programmato del centro diurno di via Udine, gestito dalla comunità di S. Martino al Campo, la giunta Di Piazza prosegue l’andazzo di comportamenti e iniziative mirati a umiliare lo spirito di solidarietà verso chi ha bisogno, che caratterizza l’insieme dei cittadini di Trieste.
Le benemerenze dell’organizzazione diretta da don Mario Vatta, sono ben visibili nel numero e nella consistenza delle elargizioni versate da tanti cittadini, con le più disparate motivazioni, alla struttura che in lui si riconosce.
Giustificarsi con l’argomento della riduzione degli “aventi diritto” (senzatetto “italiani”), intesi in modo bassamente burocratico, rispetto al numero totale di fruitori dei servizi erogati nella sede, riesce a rendere ancora più miserevole la scelta compiuta.
Avere strutture che diano un po’ di conforto a persone sradicate dalle loro terre, sottoposte a crudeltà e rischi molteplici, è un diritto dei cittadini triestini, prima ancora che di chi di quella struttura ha bisogno.
Non è sostituendo una struttura funzionante da molti anni con una della quale poco si sa e ancora meno si capisce quale utilità abbia, che si affrontano i problemi di reciproca convivenza tra cittadini “normali” e “soggetti problematici”, tanto più quando la motivazione vera (allontanare i “negri” e i “mussulmani”) affiora dallo stesso discorso dell’assessore Grilli.
Anche la promessa di risolvere tutto in pochi mesi, visti i precedenti della Ferriera e del tram di Opcina, appare strumentale: adesso li cacciamo, al resto penseremo con calma; appare per quello che è, aria emessa dalla bocca.
Diciamo basta alla ricerca di voti della destra che comanda in Comune e Regione, fatta principalmente tramite la creazione di appositi nemici della sicurezza, per nascondere il nulla nei servizi ai cittadini.
Federazione PCI-KPI di Trieste
Il Segretario
Paolo Iacchia