
L’araldo della libertà di trasformare le proprie opinioni in fatti (il Fatto Quotidiano) si è dedicato a supplementare il suo travolgente affetto per la “reductio ad pauci” dei rappresentanti delle idee politiche circolanti in Italia, con apposito inserto sul giornale di oggi 15 settembre: “Guida al Referendum – Le ragioni del Sì – Le obiezioni del No.” Dato che è un indefettibile obbligo morale attuare la “par condicio” nell’illustrazione delle diverse posizioni in campagna elettorale, le argomentazioni delle due alternative vengono diffuse su due pagine ampiamente spaziate e con ritratti di alcuni dei sostenitori (quelle del Si, ovviamente; il No è in una pagina scarna). Ma l’elemento che rasserena i sostenitori del Si, preoccupati del fatto che si sappia dell’esistenza di opinioni contrarie, sta, come ogni politico bennato sa, nel contenuto. Mentre i Siini (o Nofobici) espongono le molteplici ragioni e occasioni sparse lungo la storia delle istituzioni repubblicane, in cui si è trattato dell’argomento, e dei vantaggi che verrebbero dal mantenimento in vigore della legge sottoposta a consultazione referendaria, nei riquadri delle obiezioni del No, il titoletto pretende di riassumere l’obiezione in oggetto, mentre tutto il testo si dedica a spiegare quanto 1) “Si sfascia la Costituzione del 1948” – non c’entrano nulla i Padri costituenti, 2) “Saremo ultimi per numero di seggi in Europa” – sia palesemente falsa, 3) ”Ci sarà meno rappresentanza” – non sia vero, 4) ”È un regalo all’antipolitica dei grillini” – sia incoerente con le posizioni passate (di singoli partiti), 5) “Così il Parlamento sarà più debole” – rende in realtà più efficace il controllo sociale degli elettori sugli eletti, 6)”Serviva una riforma più ampia” – è proprio l’ampiezza dei precedenti tentativi di riforma del 2006 e 2016 che li ha fatti fallire (che il fallimento sia la schiacciante vittoria dei NO in ambedue le occasioni non conta) 7) “Devono ridursi lo stipendio anziché le poltrone” – i benaltristi (i sostenitori del NO) ignorano o fingono di ignorare che proprio da questo taglio agli effettivi potrà venire il taglio agli stipendi 8) ”Il risparmio è un misero caffé” – l’argomentazione sulla pochezza del risparmio stimata dall’economista Cottarelli non ha senso perché paragona le mele con le patate 9) ”Vincono destra e presidenzialismo” – Manca la controprova e in ogni caso è un argomento che non ha niente a che vedere col taglio degli eletti 10) ”Avremo un sistema oligarchico” – è falso che il taglio darebbe il Parlamento in mano alle segreterie dei pochi partiti rappresentati; non è vero che i partiti più piccoli (posto che la frammentazione sia un valore e non una degenerazione) (e qui si raggiunge l’apice della negazione della negazione, vedi Engels: Anti-Düring 1878) sarebbero esclusi a priori. Ma rimaniamo tranquilli, i cambi della Costituzione non ce lo chiede l’Europa, ma solo la JPMorgan, nel suo report del 28 maggio 2013. (“Quando la crisi è iniziata era diffusa l’idea che questi limiti intrinseci avessero natura prettamente economica (…) Ma col tempo è divenuto chiaro che esistono anche limiti di natura politica. I sistemi politici dei paesi del sud, e in particolare le loro costituzioni, adottate in seguito alla caduta del fascismo, presentano una serie di caratteristiche che appaiono inadatte a favorire la maggiore integrazione dell’area europea”
Io comunque non mi fido.
E voto NO.
Paolo iacchia