UE TRA MITO E REALTÀ.

Se ne parla molto, negli ultimi tempi, delle sorti della “Europa” o meglio, dell’Unione europea che però non è tutto il continente, ma la sua metà, riunita attorno al nucleo centrale formato inizialmente da Germania, Francia, Italia e Benelux. 
 
Sull’UE da decenni si raccontano storie e creano miti in stridente contraddizione con la dura realtà che la gente semplice, in primo luogo giovani e lavoratori, sente sulla propria pelle. 
I miti riguardano i “confini aperti”, l’Erasmus, la valuta comune, la pace duratura nel nostro continente. 
Che c’è di vero in tutto questo? Vorrei raccontare una mia esperienza personale. Una trentina d’anni fa facevo parte della Giunta per gli affari europei del Senato. Ci è stata presentata la bozza del trattato di Schengen sull’apertura dei confini. Dovetti intervenire duramente perché la Slovenia (ovvero la Jugoslavia) allora non faceva parte dell’UE e rischiava la chiusura ermetica del confine che veniva considerato “il più aperto d’Europa”. Riuscii a convincerli che andavano conservati gli accordi sul traffico di confine e quindi il regime delle “propustnice” che si voleva abolire. Confini aperti? Si, ma solo per i capitali ed i cittadini dell’UE, mentre rimangono ermeticamente chiusi per gli orfani del mondo per i quali sono stati eretti muri, fili spinati e taglienti, inviate pattuglie di polizia e soldati. I confini esterni dell’UE vengono inoltre vigilati capillarmente anche con controlli informatici che conoscono tutti coloro che si recano in Croazia per le vacanze al mare. 
E che dire del mito per cui l’UE avrebbe garantito una pace stabile nel continente? Certo, Francesi e Tedeschi non si massacrano più come avevano fatto per secoli. Ma non si può dire che l’UE garantisce la pace nel continente essendo la gemella della NATO che non è un’istituzione pacifica. Anzi, contravvenendo alle fallaci promesse di Bush a Gorbaciov la NATO è stata estesa fino ai confini russi con il ricatto per cui i nuovi stati membri dovevano prima entrare nella NATO e solo poi venivano ammessi nell’UE. Essa ha contribuito non poco alla dissoluzione violenta della Jugoslavia ed in seguito ha pure bombardato con aerei e missili Belgrado ed altre città della Serbia. Così è stata sostenuta la secessione del Kosovo. Il plebiscito della Crimea ha invece suscitato dure sanzioni nei confronti della Russia… 
L’UE è stata inoltre coinvolta nell’aggressione alla Libia per il suo petrolio e le conseguenze si pagano ancora oggi. E’ pure difficile sostenere che l’UE e la NATO non hanno nulla a che fare con le guerre in Iraq, Afganistan ed in Siria. La Germania e l’Italia si sono attivate con massicce forniture di missili e bombe anche nella guerra di distruzione dello Yemen dove hanno assassinato già diecimila bambini. 
Infine è stata l’UE, attraverso le proprie istituzioni e singoli europarlamentari, a sostenere il “golpe” del 2014 a Kijev instaurando un governo di estrema destra e nazionalista che ha scatenato la guerra contro la popolazione russa del Donbass. E c’è chi vuole persino un esercito europeo come “pugno di ferro” della NATO nel continente europeo, in particolare contro la Russia. 
E’ chiaro quanto sia fallace la storia dell’UE garante della pace continentale. Almeno quanto lo è il mito dell’Europa democratica, sociale e solidale. 
L’ UE è un organismo sorretto dal capitale finanziario e di tutela degli interessi delle multinazionali. L’europarlamento praticamente non ha competenze e nemmeno la commissione europea. Le decisioni che contano vengono prese dal Consiglio europeo formato dai premier e dai ministri dei paesi membri dell’Unione. Si tratta di compromessi raggiunti nelle trattative intergovernative. 
Sin dall’inizio l’UE ebbe una sola linea neoliberista. In parole povere, piena libertà per il capitalismo e lo sfruttamento della forza lavoro e dei paesi più poveri, mentre i servizi sociali e l’uguaglianza tra i cittadini rimangono come la “fata Morgana”, un’allucinazione di chi vaga nel deserto. La crisi economica e finanziaria mondiale viene pagata da più di un decennio dalla gente che vede peggiorare le proprie condizioni di vita mentre il capitale sa di aver garantito il profitto. 
Cosa perfettamente comprensibile se consideriamo che tra capitale finanziario e le istituzioni europee c’è una vera simbiosi: un terzo degli alti funzionari dell’UE proviene dalle multinazionali dalle quali tornano alla fine del proprio mandato contrattuale o elettivo. Basti un solo esempio. Manuel Barroso che è stato presidente della commissione europea dal 2004 al 2014 è oggi alto dirigente della Goldman Sachs. Dovremmo meravigliarci se tra i paesi dell’UE ci sono almeno otto “paradisi fiscali”?
  Quanti sanno che sono ufficialmente registrati presso il parlamento europeo  ben 15 mila società lobbistiche per le quali operano 80 mila agenti? Centodieci per ognuno dei parlamentari europei. Questa gente promuove gli interessi delle grandi imprese convincendo gli europarlamentari a sostenerli in cambio di utili immediati o futuri. 
All’UE non cale della disoccupazione, ma la salute delle banche nelle quali sono stati investite decine di miliardi di euro. E perché no, se consideriamo che nelle commissioni ed altre agenzie finanziarie europee su 517 membri ben 508 provengono dal sistema bancario privato. 
Gran parte del bilancio europeo riguarda il sostegno all’agricoltura. Il pensiero corre subito ai nostri contadini e vignaioli, in realtà un milione di euro al minuto va dalle casse dell’UE alle grandi aziende agroindustriali che se ne fregano della produzione ecologica del cibo che mangiamo. 
La piccola svedese Greta ci mette in guardia ricordando che il pianeta ha solo 12 anni di tempo per salvarsi dall’imminente crisi globale. E cosa fa l’UE? Nulla. E discute se adottare l’ora solare o no…
Il risultato più drammatico della politica pluriennale dell’UE sono i giovani emarginati dal mercato del lavoro ed i problemi degli stati mediterranei sconvolti da gravi crisi economiche e sociali con la conseguenza che la disperazione per le diseguaglianze sociali e l’assenza di prospettive suscitano la banalizzazione della politica con la conseguente diffusione di idee e pratiche neofasciste, razziste e nazionaliste, 
Il problema principale risiede nel fatto che l’UE non si può riformare poiché ci vuole l’unanimità degli stati membri per modificarne i trattati principali come quelli di Maastricht e Lisbona.  Unanimità impossibile per il forte contrasto di interessi tra gli stati membri. Gli Inglesi hanno deciso per la “brexit”, altri paesi membri rifiutano la moneta unica che è uno strumento forzoso di una politica finanziaria priva di una base comune fiscale e di una politica sociale comune. 
C’è un’alternativa? Per esempio un accordo che coinvolga tutti i paesi europei dall’Atlantico agli Urali e, perché no, fino al Pacifico e che sia in grado di condurre una politica di cooperazione amichevole con i vicini del Mediterraneo proprietari di enormi fonti energetiche dialogando nel contempo su base di parità con le potenze economiche come gli USA e la Cina. 
Una comunità in grado di adottare una comune politica di diritti e servizi sociali per ridurre sensibilmente le diseguaglianze tra le persone e sostenendo con massicci investimenti pubblici il lavoro qualificato e sicuro per i giovani. La comunità europea verrebbe così rifondata su nuove basi democratiche e con la partecipazione popolare. 
Non si tratta di soluzioni che stanno dietro l’angolo, ma è giusto parlarne ora ed agire in questo senso. 
L’idea dell’integrazione europea non è nuova. Anzi. Lenin ne ha scritto ancora prima della Grande guerra sottolineando che la proposta degli Stati uniti d’Europa sia un obbiettivo politico irrealizzabile nelle condizioni del capitalismo imperialista. Altiero Spinelli al confino fascista di Ventotene aveva scritto assieme ai suoi compagni il Manifesto per un’ Europa antifascista e socialista. Chi lo cita oggi a sproposito in realtà cerca di vendere un’illusione ottica. 
E’ giusto dirci la verità se vogliamo rendere consapevoli le masse, specie giovanili, sulle reali condizioni necessarie per  un progetto finora irrealizzato. 
 
Stojan Spetič