L’affondamento della corvetta “Berenice”
Un episodio probabilmente poco conosciuto della primissima resistenza all’occupazione da parte delle truppe della Germania nazista nel nostro territorio è quello di cui si rese protagonista la Corvetta “Berenice” e che portò all’affondamento della stessa, con la morte della maggior parte dei marinai ivi imbarcati, nelle prime ore della mattina del 9 settembre 1943.
Si trattava di una nave prevalentemente antisommergibili, cioè con compiti di scorta ai convogli per il nord-Africa, della stessa classe della più famosa “Baionetta” che trasportò Vittorio Emanuele III in fuga da Roma a Brindisi via Pescara.
La nave, che era armata di un unico cannone da 100 mm a prua e alcune mitragliere contraeree oltre alle armi antisomm, si trovava a Trieste in transito verso la base navale di Pola dove doveva completare l’equipaggio; erano imbarcati 85 marinai su 112 previsti, e tra l’altro tre soli ufficiali su sette, e completare anche l’armamento offensivo e difensivo, infatti era stata costruita nel cantiere C.R.D.A. di Monfalcone e consegnata alla Regia Marina da poco tempo. A Trieste in quel periodo facevano base altre unità della Marina tra cui la nave scuola Vespucci, ma queste erano dotate di equipaggi e comandanti esperti che appena ricevuto l’ordine di dirigersi verso le basi meridionali lasciarono il porto la sera stessa del giorno 8 settembre, mentre la Berenice aspettò l’alba del mattino seguente probabilmente per una generale inesperienza. Durante la notte erano successi in porto altri fatti. Tra le altre navi vi era un trasporto armato italiano ancorato vicino ad una analoga nave tedesca, quando gli italiani iniziarono le manovre per lasciare l’ormeggio i tedeschi riuscirono a salire a bordo e sopraffare i nostri marinai catturando la nave. Da queste navi al mattino si accorsero delle manovre della Berenice per lasciare il porto ed aprirono il fuoco con i pezzi imbarcati; il rumore delle cannonate fu udito dal ciglione carsico dove erano giunte altre truppe tedesche per occupare la città, e vista la situazione anche i cannoni di queste iniziarono il fuoco verso la nave. Un colpo raggiunse l’impianto del timone, provocandone il blocco e facendo girare in cerchio la nave all’interno della diga foranea. Allora questa divenne un facile bersaglio e più volte colpita affondò rapidamente, trascinando con se oltre una cinquantina di marinai, alcuni feriti furono recuperati da pescatori muggesani e ricoverati negli ospedali dei dintorni dove comunque qualcuno morì successivamente.
Adesso una stele al Cimitero Militare di via della Pace ricorda questi caduti.
Ad una nave appena consegnata e con equipaggio inesperto ed incompleto non si può dare un ordine generico di raggiungere un porto ritenuto tranquillo oppure di autoaffondare la nave se si reputa (chi? … un ufficiale al primo imbarco come comandante?) di non riuscire a farlo?
Con il tragico episodio citato sopra iniziano i 20 mesi di occupazione nazista di Trieste e vogliamo sottolineare che non ostante i fascisti nostrani imperversassero il tutte le amministrazioni civili Trieste non era Italia ma O.Z.A.K. (Operationszone Adriatisches Küstenland) e dipendeva dal Gauleiter della Carinzia Friedrich Rainer, quindi parte integrante del Reich nazista. A questa tragica e nefasta situazione, non solo ovviamente per questo territorio, ma qui le cose presero sicuramente la piega peggiore, ci avevano portato l’inefficienza dell’apparato statale fascista e la sua scandalosa condotta di guerra fatto solo di proclami, assieme alla pusillanimità dei Savoia e dei loro lacchè (Badoglio in primis) lasciando gli uomini al fronte ed in patria privi di punti di riferimento. Non si può, in una situazione come quella del settembre 1943, pensare solo di salvare la pelle, dopo aver lasciato entrare dal 25 luglio nel paese divisioni corazzate e truppe scelte di chi alle 18.30 improvvisamente annunci essere il nemico e fino ad un istante primo era il tuo alleato per la vita e per la morte!
N.B. Le notizie relative all’affondamento di nave “Berenice” sono tratte principalmente dalla pubblicazione Trieste Venezia Giulia 1943-1954 di Livio Grassi edizioni Italo Svevo Trieste.
Tullio Santi
Adriano Iermanis